mercoledì 16 marzo 2011

Il regista de "Il gioellino" risponde al suo pubblico

Dopo il successo de "La Ragazza del Lago" Andrea Molaioli torna nelle sala cinematografiche raccontando il crac Parmalat. Presentato questa sera alla Sala Sivori, dopo la rappresentazione, il regista ha risposto alle domande dei presenti. "Il gioiellino non è un'inchiesta giornalistica sul crac della Parmalat ma è una ricostruzione delle vicende costruite attraverso il punto di vista dei suoi protagonisti". A raccontarlo è il regista Andrea Molaioli che questa sera, ha incontrato il pubblico della Sala Sivori a seguito dalla rappresentazione del film.


Reduce dal successo de "La ragazza del Lago" che gli ha conferito dieci David di Donatello al Festival del Cinema di Venezia del 2008, l'ex assistente di Nanni Moretti, ha risposto alle domande di Francesca Baroncelli, giornalista di Mentelocale che l'ha accompagnato sul palco della Sivori, e a quelle di un pubblico che l'ha accolto con un sentito applauso a dimostrazone del gradimento del film.

"Il Gioellino nasce dal desiderio di capirci di più su quella che è stata una delle crisi finanziarie dai risvolti drammatici per il nostro paese, facendola raccontare dai suoi artefici", racconta il regista che svela come l'idea di realizzare questo film ebbe inizio nel Tribunale durante una delle udienze sul caso Parmalat. Il bisogno di soddisfare la curiosità sulla grande truffa del latte ha guidato il regista a svolgere ricerche sui libri, sugli articoli usciti sul caso e interviste ad alcuni degli esponenti per avere un quadro più o meno completo per descrivere la creazione del fallimento dell'azienda di Collecchio. Perchè è sul concatenarsi di vicende che hanno fatto affondare la Parmalat che si concentra il film, che non vuole essere un'inchiesta giornalistica ma la presentazione di come si sono svolti i fatti raccontati direttamente dalle stanze del potere, descivendone l'atmosfera e i sentimenti di chi ne è stato protagonista. Ecco allora la spiegazione del perchè nel film non emerge il punto di vista di chi l'ha subita la truffa, i risparmiatori italiani, in risposta alla domanda di una ragazza presente in sala, o del perchè la linea di demarcazione tra finzione e realtà sia davvero sottile. Ci tiene a sottolineare, Andrea Molaioli come il film sia una sintesi dell'enorme quantità di materiale complesso e come il riferimento ai fatti e alle persone sia molto forte.

Lo dimostrano la bravura dei due attori protagonisti, Toni Servillo nel ruolo di Ernesto Botta, ragioniere presso la ditta agro-alimentare della famiglia Rastelli e Remo Girone, l'imprenditore che si è fatto da se a colpi di latte, calcio e viaggi esotici, "che interpreta con abilità il ruolo di un uomo che si è arricchito terribilmente ma che parla dei soldi come se fossero un male". Un uomo piacevole, rassicurante, ma che può diventare malefico. Ed è sulla figura di Calisto Tanzi, ex Presidente della Parmalat che emerge una lieve critica rivolta al regista da un signore del pubblico, secondo il quale, la figura di questo personaggio sia stata assottigliata così come la sua famiglia esce generosamente dal film. Il regista dimostra con il supporto di esempi tratti dalle scene come invece vengano rivelati gli aspetti più oscuri dei comportamenti scorretti di questo personaggio, specie nella parte finale.