mercoledì 15 dicembre 2010

Grappa uno, grappa due, grappa tre…aggiudicata!

Asta benefica alla Sala Chiamata del Porto: pregiati distillati ai collezionisti e il ricavato alla comunità di San Benedetto al Porto grazie all’offerta di Luigi Barile.

Si sente parlare di asta dei mobili e degli immobili, di antiquariato e di oggettistica ma un’asta interamente dedicata alla grappa è proprio una novità qui a Genova. Se ad ospitarla poi è la Sala chiamata del Porto e a presentarla è Loris Mazzetti, capostruttura di RaiTre e reduce dalla recente sospensione in Rai dopo “Vieni via con me”, allora l’evento è proprio un’eccezione.


Tra gli addobbi natalizi che decorano la Sala Chiamata del Porto, spiccano le protagoniste della serata: venticinque prestigiose grappe, dono del Mastro distillatore Luigi Barile alla Comunità di San Benedetto al Porto che si aggiudicherà il ricavato dell’asta. Coglie l’occasione Don Andrea Gallo per ringraziare l’amico Luigi e la moglie per il sostegno verso la comunità in previsione di un anno, il 2011, in cui verranno tagliati molti fondi destinati al sociale.


Prima dell’avvio all’Asta, la parola va al mastro distillatore interrogato da Loris Mazzetti sulla qualità delle grappe e il loro invecchiamento mentre qualcuno in sala coglie l’occasione di prendere appunti sul come riconoscere una grappa di qualità. Qualche esempio? Una grappa per essere buona deve lasciare la bocca asciutta, deve essere morbida, delicata e dal gusto armonioso, parole di un vero intenditore. Attenzione poi all’odore dal quale si può riconoscerne la gradazione alcolica.


Sono le 18 quando parte l’asta. I prezzi di partenza variano dai 70€ per grappe invecchiate anche da 10 anni, fino a grappe del valore di 960€ come la G8, dono dei “grandi otto” che si sono riuniti a Genova nel 2001. Si sente a questo punto la mancanza di Paolo Rossi alla Sala Chiamata bloccato in Veneto a causa di un’influenza. Il primo lotto se lo aggiudica una signora, così come il secondo e il terzo. Evidentemente le vere amanti del distillato sono le donne.

lunedì 8 novembre 2010

Il dopo Cina

Sono passati circa due mesi dal viaggio in Cina. Superato il trauma post vacanza e accantonata la malinconia di aver lasciato laggiù Richi, ho ripreso il mio solito tram tram genovese con alcune novità. Cambiato lavoro, progetti e ambizioni. Sono tornata in Italia ma i miei programmi prevedevano di ritornare presto a scoprire le differenze cinesi. Peccato essersi rassegnata dopo solo pochi giorni. Visto che il lavoro mi ha obbligata a stare a Genova, tanto valeva sfruttare al massimo il mio tempo libero e così, tra lavoro, corso di inglese e corso di fotografia non ho più scritto tutto quello che mi aeva lasciato l'esperienza in Cina. Prima di tutto questo trambusto però, sono riuscita a partecipare al concorso "diario di bordo" e, dalla preziosissima collaborazione con Richi, "Alla scoperta della Cina" è stato pubblicato sul corriere della sera (http://viaggi.corriere.it/diari-di-viaggio/asia/cina/alla_scoperta_della_cina_144703.shtml).
Non abbiamo vinto, ma ammetto che ho provato soddisfazione nel confrontare il nostro viaggio con le eperienze di altri provenienti da altri angoli del mondo.
Rileggendo i post su Sanmen mi assale un'immensa voglia di riparire...dovrò aspettare fino al 23 dicembre per tornare in Oriente, questa volta però "alla scoperta della Malesia", tra Kuala Lumpur dove mi aspetterà Richi, e Singapore.

martedì 7 settembre 2010

“Socialismo è grande”

Sull’aereo di ritorno da Quindao, città di mare della provincia dello Shandong, ho terminato il libro che mi ha accompagnato durante il mio primo mese in Cina, “Socialismo è grande” di Lijia Zhang. Come ogni libro che mi appassiona, ha lasciato un vuoto: mi sono affezionata talmente tanto alla rivoluzionaria scrittrice e giornalista di Nanchino, che ora mi manca. L’autobiografia di Lijia mi ha coinvolto e appassionato nel descrivere le sue avventure di operaia della Cina repressiva della Rivoluzione culturale, ma soprattutto mi ha guidato nel comprendere alcuni aspetti della mentalità di questo paese legato ancora da forti e persistenti tradizioni.

Nel corso della lettura del libro, ho potuto riscontrare quella realtà descritta con tanta passione da Zeijia proprio intorno a me, cogliendo caratteristiche e abitudini dei cinesi che senza l’aiuto della scrittrice non avrei mai potuto percepire. Devo ringraziare anche Alessandro, un cuoco bolognese che abbiamo conosciuto da “Cassani” un ristorante italiano di Quindao. Alessandro vive in Cina da tre anni e tra le curiosità da lui raccontate, riscontrate anche nel libro, mi ha interessato l’importanza del fidanzamento cinese.

In una società così ampiamente complessa con una presenza così massiccia di gente, spesso indifferente al prossimo, la famiglia diventa fondamentale per il benessere dell’individuo. Stando ai racconti del cuoco italiano, i cinesi sarebbero ossessionati dal conseguimento del matrimonio e dalla procreazione. Fin da giovanissimi, sia bambini che bambine, vengono educati a raggiungere tale scopo e il matrimonio diventa un obiettivo prioritario. A tal proposito mi viene in mente la mia stimata scrittrice, la cui nonna implorava dei e dee buddiste affinché la nipote non rimanesse zitella e ringraziandoli per la felice sorte dell’altra nipote, sistemata adeguatamente con un bel “partito cinese”.

Io credo nel matrimonio ma solo se visto da entrambe la parti, uomini e donne, come una promessa reciproca di rispettivo amore e fedeltà per il futuro. Laddove il vincolo matrimoniale riveste importanza prioritaria per l’emancipazione dell’individuo, com’è nella società Cinese, può diventare uno strumento che limita l’indipendenza femminile. Le leggi cinesi, per esempio, non permettono alla donna di ottenere un divorzio a meno che non riesca a dimostrare di subire maltrattamenti o in rari casi, un tradimento. All’uomo è “concesso” tradire la moglie ma se si verifica il contrario al marito non viene negata una separazione.

Non penso che questa distinzione tra uomo e donna possa rientrare in questione legate alla parità dei sessi, seppur in Cina non ci sia una totale uguaglianza in tema di diritti. Certo è che la Cina non è l’Islam e la donna è emancipata. Ritengo più che sia un fattore legato a quella contraddizione cinese di cui tanto mi piace parlare che in questo contesto si ripercuote negativamente sulla donna, sia che sia emancipata o meno. Qui in Cina, così come la donna non può chiedere il divorzio, salvo in rarissime occasioni, non può neanche abortire a meno che non sia sposata e i vincoli legislativi non lo consentano (in molte aree della Cina vige il controllo sulle nascite, di conseguenza l’aborto viene anche obbligato). Qualora una ragazza non sposata si ritrovi in stato interessante e sola, le cause sono veramente drammatiche perché viene ripudiata dalla società, dalla famiglia e non le è permesso sposarsi. Allo stesso modo, se decide di portare avanti la gravidanza, il figlio non risulterà come cittadino cinese: il governo non ammette il sesso prima del matrimonio e un figlio avuto da una relazione esterna al matrimonio è nato da un reato e non viene considerato cinese. Ma allora cosa significa famiglia per i cinesi? Un contratto che due persone fanno con il governo e non con loro stessi.

Scritto il 25 agosto 2010

Il mercato di Sanmen

La prima volta che ci ho messo piede è stata una sera della prima settimana. Il mercato “open air” di Sanmen è aperto a qualunque ora tutti i giorni del mese e andarci a fare la spesa si è rivelato emozionante quanto scalare la Grande Muraglia, perdersi nella Città Proibita di Pechino o sorseggiare tea (e moijito) nei pressi del Bund di Shanghai.

Il mercato di Sanmen è la Cina di campagna che si contrappone alla Cina occidentalizzata della grandi metropoli, anche se definirla città di campagna la sminuisce dal momento che a Sanmen vivono circa 500/600 mila abitanti; a Genova, me compresa, ne vivono circa 600 ed è capoluogo di regione. È chiaro che per i cinesi Sanmen è un paese se confrontata a Shanghai o Pechino, come del resto l’Italia è una piccola regione rispetto alla Cina.

Come tutte le novità, i primi giri al mercato mi hanno colta impreparata: ho rischiato svariate volte di essere investita da biciclette, tricicli a motore, risciò e taxi. Seppur a Sanmen non ci siano moltissime macchine, quelle che ci sono, oltre ad essere auto di ultima generazione, sono molto pericolose. Nessun mezzo che sia a due, tre o quattro ruote rispetta il pedone e ogni volta che si attraversa la strada meglio controllare almeno dieci volte tutte le direzioni. Questo vale per tutte le zone finora visitate, ma a Sanmen in particolare: ad avere la precedenza qui non è il pedone ma sono i veicoli. Perfino sulle strisce pedonali scordatevi di avere la precedenza, perché indipendentemente da quale punto vi troviate, i cinesi passano senza fermarsi e se per caso non siete voi a fermarmi aspettatevi una bella “clacsonata”! Anche questo però fa parte del fascino di paesi rurali come Sanmen, dove non ci sono ancora molte macchine e di conseguenza la consapevolezza della loro pericolosità è considerata solo in parte.

Il caos stradale della cittadina che mi ospita qui in Cina non è l’unica caratteristica che si è conquistata la mia attrazione perché una volta superati gli ostacoli dei mezzi a più di due ruote, giungere al mercato è stato come ritrovarsi nei racconti di mia nonna quando mi descriveva il mercato del suo paese da giovane. Questo paragone non vuole essere assolutamente una nota negativa ma è utile per descrivere quanto dal mercato si possa cogliere l’aspetto rurale che caratterizza questa città.

Popolato da una folla che sponsorizza a voce alta frutta e verdura, i “besagnin” di Sanmen mi scrutano con curiosità ma non mi privano mai di un sorriso o di un “hello”. Disposti in fila lungo la strada vendono per pochi renminbi pesce secco, tuberi, aglio, sedano, cipolla, e ogni genere di verdura sistemata ordinatamente nei carretti o direttamente sulla strada su un lenzuolo. Abituata a comprarli al Dì per Dì, fare la spesa qui è un’esperienza diversa ogni giorno: all’inizio capirsi era un’impresa ora invece con scioltezza giro tra i banchetti, ispeziono, scelgo i prodotti migliori e poi discuto come meglio riesco il prezzo perché trattandomi da straniera, lo aumentano sempre del doppio.

La carne invece meglio lasciarla agli abitanti del paese perché seppur i macellai vantino la propria merce, per noi “Dì per Dìddiani” risulta alquanto poco igienica. Disposta su travi di legno nelle bici/carrette, la carne è esposta al sole che qui porta le temperature fino a 40° e trasportata in giro per il mercato: ogni tanto si vedono passare cosciotti e zampe di maiale mentre si sta scegliendo un pezzo di tofu. Se la carne è poco sicura in termini igienici, stessa cosa non si può dire affatto dei pesci che, aimè, nuotando dentro a vasche rosse e quando si acquistano sono decisamente molto freschi: i pesci in Cina si vendono vivi. Dalle vongole, ai gamberi, alle lumache per non parlare poi dei granchi, adorati dai cinesi. Per me è una vera tortura. Ogni volta che attraverso “il reparto” dei pesci, ovvero una strada in cui sono disposti i pescatori che vendono il proprio “pescato” quotidiano, mi si stringe il cuore. Credo che i cinesi abbiano capito le mie intenzioni dalla faccia addolorata che faccio ogni volta che mi propongono un granchio o un gambero, vivo…per non parlare poi delle tartarughe.

Anche nei ristoranti, innumerevoli quantità di pesci sono esposte all’interno delle vasche. Il cliente sceglie il pesce e zac, botta in testa e pronto per essere cucinato. Purtroppo lo stesso non vale per i crostacei con i granchi che fanno la fine delle nostre aragoste: cucinate vive. Quindao in un ristorantino cantonese mangiavo riso con a fianco una vasta di rospi vivi.

Dopo il giro al mercato open air, meta fissa con la mia amica koreana/americana Seong è andare a curiosare nel “garage delle macchine da cucire”: disposti in fila e numerati dentro a questa sorta di magazzino, tanti box ospitano tessuti di ogni fantasia e colore, e donne impegnate a prendere misure dai corpi esili delle cinesi, tagliare e cucire le stoffe. Il costo per farsi fare un vestito si aggira intorno ai 60 rmb, circa 7€. Ovviamente il prezzo aumenta a seconda del tessuto che si sceglie e dal tipo di abito. L’abilità con cui queste sarte maneggiano la stoffa è davvero imbarazzante per me che non so neppure rammendare un calzino, seppur mia nonna abbia tentato svariate volte a insegnarmelo. Il piacere di girare tra i carretti del mercato di Sanmen è quello di poter scoprire una società in cui l’estremo consumismo non si è ancora totalmente intriso nelle abitudini della gente che come in Italia ha abbandonato piazze e mercati per i “non luoghi” quali sono centri commerciali.

Scritto il 20 agosto 2010

Shanghai, capitale di un paese capitalsocialista

Shanghai non è la Cina ma è la contemporaneità di un paese che in una ventina di anni ha scoperto il libero mercato dal quale è scaturito uno sfrenato sviluppo economico e Pu Dong ne è la massima espressione. L’area divisa dal resto del città dallo Huang Pu ha origini recentissime. Secondo le guide locali i primi edifici che hanno popolato quella che prima era una steppa destinata alle coltivazioni, sono sorte intorno ai primi anni ’90. Difficile crederlo considerata la quantità dei grattacieli che lo popolano: ci si perde a cercarne la fine ma il divertimento a scoprirne forme e fantasie è unico. Gli architetti cinesi devono essersi proprio sbizzarriti a Pu Dong così come del resto in tutta Shanghai. Ho potuto provare l’ebbrezza di salire all’88° Piano della JinMao Tower ma più che una forte emozione, guardando al di sotto dei miei piedi attraverso gli oblò, sono stata colta da capogiri che mi hanno costretta a scendere immediatamente. Non credevo di soffrire di vertigine, sarà mica colpa dell’altezza?

L’esplosione di innovazione della Cina moderna non si registra solo nella grandi metropoli come Shanghai o Pechino. Spostandoci più a sud con il pulmino dell’azienda per la quale Richi lavora, lo scenario cambia e i bizzarri grattacieli cedono il posto a risaie, laghi e allevamenti di anatre. Umili case sparse qua e la, e ogni tanto qualche pagoda, animano la campagna dello Zheijang. Stupiscono forse più dei grattacieli di Shanghai, i mega hotel che spiccano tra le case diroccate ed è inevitabile non domandarsi a cosa serva un albergo a quattro stelle in questi piccoli paesi cinesi. Non sono ancora riuscita a trovare una risposta che mi soddisfi. Osservando però Audi di ultimissima generazione sfrecciare vicino a carretti carichi di materiali riciclabili, tricicli a motore semi distrutti e biciclette, capisco che le contraddizioni di cui parlavo nel precedente post si riscontrano anche nel divario tra ricchezza e povertà.

Il rapido sviluppo economico scatenatosi con il post Mao lo si ricolloca alla politica socialista, ribattezzata “alla cinese” di Deng Xiaoping che governò dal 1978 al 1992. Il successore del grande timoniere, applicò importanti riforme all’ereditata economia collettivista: liberalizzò il mercato incentivando il libero scambio, aprì i confini della Cina agli investimenti stranieri e all’esportazione della propria produzione, stimolando lo sviluppo locale sia industriale che agricolo. Tale corsa alla liberalizzazione ha fatto arricchire a dismisura chi è stato capace di prendere la palla al balzo allargando i propri possedimenti ma ha lasciato anche in uno stato di totale povertà il resto della popolazione succube dell’economia collettiva. Tale divario cresce in proporzione allo sviluppo economico. Ecco allora che in paesi come Sanmen coesistono le baracche e gli hotel a cinque stelle così come le Audi viaggiano nella stessa carreggiata di motorini e biciclette.

Scritto il 18 agosto 2010

domenica 5 settembre 2010

Contraddizioni cinesi


Oggi inizia la mia terza settimana cinese a Sanmen, nella Provincia dello Zhèjiang che si trova a sud di Shanghai nella frastagliata costiera nel centro est, ed è giunta l’ora di condividere nel mio blog tutte le curiosità di questo viaggio giunto a metà.

Le prime impressioni di quello che per me era lo sconosciuto Oriente iniziano con la sfrenata e occidentalizzata Shanghai da dove è iniziato il mio viaggio. Come tutte le metropoli della Cina il numero dei residenti è davvero esorbitante per una abituata ai canoni italiani: Roma, la capitale, risulta essere la città più popolata della penisola con 2,8 milioni di abitanti.

A shanghai vivono 15 milioni di persone. Il primo impatto una volta uscita dall’aeroporto è stato proprio scontrarsi con la miriade di gente che va e che viene, che corre, che urla parlando al telefono, che mangia, bambini in braccio a mamme e nonne e colori, tanti colori. E mentre io mi perdevo nel trambusto con fare incuriosito, Richi, ormai abituato alla frenesia made in Cina, pensava a fare il biglietto della metropolitana, pratica che da noi non prevede particolari complicazioni ma che qui in Cina può tramutarsi in una vera e propria impresa.

Rispettare il proprio turno in fila è infatti un vero optional da queste parti ed è assolutamente normale essere superati. Quando poi finalmente arriva il proprio turno, e ci si ritrova davanti allo schermo del distributore dei biglietti, è assolutamente normale che un cinese, con totale disinvoltura, infili i soldi nella macchinetta soffiandovi il posto e facendovi sentire un totale fesso. All’inizio episodi come questi risultano davvero insopportabili, caratterizzati da crisi di nervi e voglia di scazzottare, ma dopo qualche giorno trascorso in città come Shanghai, non ci si fa più caso e questi episodi possono rivelarsi anche simpatici. Magari non per un tedesco o un belga abituati alle loro rigide e perfette file davanti ai bancomat, nelle stazioni o nei negozi ma sono sicura che anche loro rimarrebbero assolutamente sorpresi a come la situazione si capovolge mentre i cinesi attendono la metropolitana.

Se acquistare i biglietti alla macchinetta dei biglietti è infatti una vera e propria corsa ad ostacoli, sui binari regna l’ordine più totale da fare invidia perfino ai tedeschi. Cinesi disposti con estrema precisione davanti ai cancelletti aspettano distinti l’arrivo del treno sotto lo sguardo sconcertato dei turisti stranieri che probabilmente si stanno chiedendo se sono gli stessi cinesi di qualche minuto prima.

Noi italiani siamo più coerenti: se non rispettiamo le regole, non le rispettiamo fino in fondo e un maleducato è un maleducato che se non rispetta le file per fare il biglietto non le rispetta e basta. I cinesi sono diversi. I cinesi sono incoerenti ma non sono maleducati. Mentre ti passano davanti ti sorridono come se non stessero facendo proprio nulla di male; non ti stanno sfidando perché per loro è normale così come è normale disporsi ordinatamente nell’immediato successivo, rispettando il proprio turno. Questa è contraddizione cinese, ed uno degli aspetti che più mi hanno colpito nei primi giorni in Cina. Colpito ma non stupito basta pensare che la Cina si considera comunista e capitalista. Un paese capital comunista come può pretendere che il suo popolo sia coerente?

scritto il 16 agosto 2010


venerdì 16 luglio 2010

Communities al servizio di mktg e pr

L’Italia, per lo meno quella connessa, si incontra nelle community che si formano su Internet. Lo sostiene lo scrittore Giuseppe Granieri nei suoi libri “La Società Digitale” e “L’Umanità accresciuta”, dimostrando come gli italiani superino tedeschi, francesi e inglesi nell’utilizzo delle piattaforme di aggregazione sociale. Sebbene infatti nella penisola si registrino scarsi investimenti per la banda larga e l’indice di alfabetizzazione digitale sia ancora basso, circa il 24% degli internauti trascorre oltre due ore alla settimana nelle communities virtuali, rispetto al 19% di inglesi, al 17% dei francesi e al 15% dei tedeschi.

Secondo il blogger di professione, Giuseppe Guarnieri, le generazioni nate a partire nella seconda metà del XX secolo sono emigrati da una cultura all’altra: l’avvento di Internet e le reti hanno trasformato il modo in cui ci si percepisce in quanto esseri umani e stanno ridisegnando la vita sociale, affettiva ed emozionale.

Anche la sfera commerciale delle aziende è mutata con la rivoluzione Internet: le comunità che si sono create online sono diventati nuovi terreni per il marketing, la comunicazione e le pubbliche relazioni.

Prendiamo per esempio il settore marketing: online non c’è bisogno di segmentare il mercato per indirizzare le strategie commerciali ad un target di riferimento perché quest’ultimo è già ampliamente suddiviso nelle varie comunità a seconda del tema trattato. Prima di intraprendere una costosa campagna pubblicitaria, l’ufficio marketing può sondare le communities per capire se il prodotto potrà essere un successo o meno. Stessa cosa potrà fare l’ufficio pubbliche relazioni per giudicare e analizzare il passaparola virtuale.

A far questo ci hanno già pensato brand come Lego, Starbucks o Nike, che sfruttano la loro popolarità sul web per coinvolgere/ studiare i propri utenti/consumatori attraverso la realizzazione di “brand communities”, comunità costruite attorno alla promozione di un marchio. Se Lego da la possibilità ai suoi utenti di disegnare nuovi prodotti, Nike propone di personalizzare le scarpe, confermando sempre più quel termine ormai consolidato in questa generazione di emigranti culturali che è il “prosumer”.


Scritto per: americomunicazione.it

mercoledì 7 luglio 2010

Il viaggio dell’ultimo minuto

Il 20% degli italiani che viaggia, ha scelto di affidarsi alla vacanza low cost. Le testimonianze sui social network dei viaggiatori non smentiscono convenienza e gradevoli risultati. Ecco utili consigli e suggerimenti per scegliere la vostra vacanza last minute.

Avete deciso il periodo, il giorno di partenza e di rientro ma non avete ancora prenotato il viaggio. Non avete trovato il tempo da dedicare ad un’accurata scelta della meta giusta, indecisi se mare, montagna, città d’arte, vacanza sportiva o vacanza relax. Se questi sono alcuni dei motivi per cui non avete ancora organizzato le vostre ferie, sappiate che potrebbe essere l’occasione giusta per affidarsi ad una vacanza last minute. E non sarete i soli perché circa il 20 per cento dei viaggiatori italiani affida il proprio viaggio estivo ai motori di ricerca last minute e last second.

La convenienza è assicurata e se si presta un po’ di attenzione, potreste assicurarvi una vacanza niente male, senza trascurare nessun confort. Ecco qualche suggerimento. Occorre innanzitutto essere molto elastici: non avere nessuna meta di viaggio stabilita ma affidarsi totalmente alle offerte presenti online e soprattutto non avere fretta di acquistare il vostro viaggio in anticipo; non a caso si chiamano viaggi dell’ultimo minuto! Prerogativa fondamentale del viaggio low cost è…..essere pronti a partire da un giorno all’altro.

Su Internet ci sono molti motori di ricerca per viaggi, convenzionati con tour operator, agenzie di viaggio, compagnie aeree e navali. I più famosi e affidabili sono E-dreams, Expedia, Lastminute e Opodo nei quali vi consigliamo di consultare le offerte presenti sulle relative homepage. Un altro metodo potrebbe essere quello di digitare su Google la meta ipotizzata per il vostro viaggio, accompagnata dalla sigla “low cost” o “last minute”. Sarà google a selezionarvi i motori di ricerca di viaggi scontato. Stesso procedimento per i voli. In quel caso però, una volta acquistato, sarà vostro compito organizzarvi l’alloggio e i vari trasferimenti. In questo caso potranno esservi di aiuto siti come Booking o Tripadvisor.
Se la vacanza “fai da te” rientra nei vostri piani, tenete a mente questi consigli: portate con voi tutti i documenti della trattativa e la corrispondenza con chi vi ha venduto il pacchetto. Nel caso al vostro arrivo non trovaste quanto concordato, questo è il numero a cui potete rivolgervi: 06-44238090. Si tratta dell’European Consumer Centre Italy. Sperando non vi debba servire, buona vacanza last minute.

lunedì 5 luglio 2010

Dal basilico al pesto. I consigli della nonna Maria per portare in tavola il pesto “coltivato e preparato” in casa.

Digitando la parola “pesto” sui motori di ricerca è facilissimo trovare ricette e suggerimenti per preparare il vero pesto, ma quello della genovesissima nonna Maria, novantaquattro anni, è davvero unico. Il segreto? Il basilico coltivato nel giardino di casa o sul terrazzo.

Un po’ di nozioni prima di cominciare.
La pianta dall’aroma inconfondibile del basilico appartiene al genere Ocimum ed alla famiglia delle Labiatae ed è originaria dell’Asia Tropicale. Il suo nome deriva dal greco òkimon = basilico e basileus = re che significa pianta regale, proprio per il suo sapore. Il basilico è arrivato a Genova durante il periodo delle Repubbliche Marinare e siccome Venezia aveva il monopolio della spezie, al Porto di Genova toccavano le erbe aromatiche. Questo è il motivo per cui nelle ricette liguri e genovesi vi è una costante presenza di erbette aromatiche come la maggiorana, il timo e ovviamente il “baxeicò”. A quanto pare proprio la coltivazione di quest’ultimo si prestava molto bene grazie al clima mite e umido della città e delle sue riviere, fattore che ha contribuito alla diffusione della pianta in tutta la liguria. E dal basilico è nato il pesto.

La sua ricetta risale al primo trentennio dell'Ottocento, quando Giovanni Battista Ratto, raffinato gourmet, ne cita la ricetta nel suo libro "La cuciniera genovese”. Il pesto era già diventato il piatto tipico dei genovesi.

Abbiamo chiesto ad un’esperta genovese come prepararlo e abbiamo scoperto che il vero trucco sta nella coltivazione della pianta. La procedura è molto semplice: occorre un vaso, possibilmente rettangolare e non troppo profondo, della terra, un po’ di nylon e ovviamente semi di basilico e acqua. Primo segreto riferito dalla nonna Maria è quello di porre i semi in superficie e ricoprirli con un dito, due di terra. Bagnare la terra e aspettare. Il secondo trucco sta nel ricoprire le piantine appena nate con del nylon per mantenere un buon livello di umidità, necessario alle piante.
Bagnare una volta ogni due o tre giorni in modo che le radici crescano, raggiungendo l’acqua nel fondo del vaso. Raccogliere il basilico quando presenta foglioline non più grandi 2/3 cm.

…e dal basilico, il pesto è presto fatto.
Occorrente per la preparazione della salsa:
- formaggio grana
- basilico lavato e asciuttissimo, prerogativa fondamentale per ottenere un pesto verde chiaro
- olio di oliva
- pinoli
- aglio
- sale

La ricetta: mettere tutti gli ingredienti nel frullino e tritarli finché non diventano una crema. La tradizione vuole che tutti gli ingredienti vengano sminuzzati finemente a colpi di pestello nel mortaio che ha il vantaggio di non scaldare l’aglio rendendolo quindi meno piccante rispetto al frullino elettrico. Anche la nonna Maria però si è aggiornata e nella sua cucina vicino al vecchio mortaio coesiste l’elettrico frullino. Un ultimo trucco, per conservare al meglio il pesto, metterlo in un vasetto ermetico e coprirlo di olio in modo che non ossidi.

pubblicato su http://www.altraeta.it/rubrica_single.php?id=230

giovedì 27 maggio 2010

Lettera di un amico

Certo la vita a volte è proprio buffa.
sei sempre di corsa: sveglia presto, lavoro o studio, mille cose a cui pensare: i figli, i genitori, sistemare casa, mangiare, finire le commissioni urgenti, vedere gli amici, divertirsi, giocare, guardare un pò di tv, internet, svagarsi, comprare, e pensi che non ne puoi più.
anche fermarsi a leggere questo lungo post su facebook è un'impresa non facile...
poi ti ritrovi catapultato nella situazione opposta su un letto d'ospedale e non vedi l'ora di tornare alla vita di prima, sì frenetica, incasinata, schizofrenica, ma di cui tu sei il padrone!!!!!
non si possono spiegare così in due parole tutte le emozioni, i pensieri ed i sentimenti che ti girano per la testa quando stai male. ogni percezione è amplificata, ogni paura è ingigantita, ogni speranza vale doppio ed ogni aspetto della tua monotona vita assume un significato particolare: l'acqua che bevi, il bagno che usi, l'odore di casa e il calore delle persone con cui vivi, il poterti alzare dal letto, camminare, mangiare, dormire, guardare come hai sempre fatto, come è la normalità, come tutti fanno, ma come nessuno ci fa caso....
perciò se la sofferenza è terribile perchè ti toglie il pieno controllo sulla tua vita, ti aiuta ad apprezzare a pieno tutto quello che sei e che hai.
se sei riuscito a leggere fino a qua, domattina prova a ringraziare anche per una sola una di queste cose normali della tua vita e di gustarla fino in fondo affinchè possa essere di stimolo per migliorare te stesso per andare a dormire domani sera un pò più contento di come ci sei andato oggi...ne vale la pena!!!

cdb

martedì 25 maggio 2010

Censura alle "Forme del pensiero che ride". Parola a Daniele Luttazzi, esperto in materia.



“Non sopporto che qualcuno che non sa niente di satira, in questo paese abbia il potere di tapparti la bocca”.

Parole che affondano gli artigli nell’attualità quelle di Daniele Luttazzi che ieri sera ha partecipato al festival “le forme del pensiero che ride”. Tema caldo, anzi bollente quello scelto per la penultima serata: la censura e non è un caso che protagonista sia stato proprio lui, il comico esiliato dalla televisione italiana nell’era del berlusconismo.

Telecamere vietate nella sala del maggior consiglio: visti i precedenti di Luttazzi prevenire è meglio che curare. Anzi, a volte neppure quello perché “anche quando non c’erano, si sono trovati i presupposti per fare censura”, racconta l’autore di satoricom e il decameron. Colpire e affondare la satira non è un compito tanto arduo per un censurista, basta fare appello all’etica morale approfittando della volgarità che è parte integrante della satira. Come segnala Luttazzi il problema è che spesso il censurista non sa che le opere presentate al pubblico sono di autori del calibro di Aristofane che nel 2300 a.c. fondò la commedia avvalendosi proprio della satira. O come Molière. Proprio Paolo Rossi durante un suo spettacolo venne accusato di volgarità e oscenità ma il moralizzatore di turno, evidentemente alquanto poco colto, non sapeva che la parole erano quelle del drammaturgo francese.
Con questi esempi si è voluto dimostrare come chi alza dito per giudicare le oscenità messe in scena dalla satira non conosce affatto il genere ma sfrutta la volgarità per mettere a tacere i comici. Comici del calibro di Daniele Luttazzi che attraverso la satira tirano fuori argomenti che disturbano e infastidiscono i censuristi colpiti, laddove non arriva la legge, dalle frustate del genere teatrale.

Bersaglio preferito dei colpi di frusta satirici sono da sempre i politici, ai quali si sono aggiunti giornalisti, mafiosi e preti. E proprio all’altra grande casta italiana è dedicato il dialogo platonico scritto da Daniele Luttazzi e interpretato al termine della serata con l’attore Ottobrino. Correva l’anno 2003 quando il testo venne recitato in un puntata di Satiricom quando in Inghilterra si scatenò l’evento mediatico dei preti accusati di pedofilia. Anno 2010, il fenomeno della pedofilia segretamente custodita dal Clero dilaga in tutta l’Europa (e USA) scatenando un vero putiferio e il dialogo platonico tra Gorgia e Timeo ritorna attuale, come sette anni fa, segnando con le sue satiriche battute l’amarezza di questi fatti riportati a galla dalla verità.

mercoledì 19 maggio 2010

La cultura italiana perde un grande poeta, Edoardo Sanguineti

Non solo poeta: scrittore, intellettuale e professore. Ma anche giornalista, parlamentare e uomo politico. Edoardo Sanguineti si è spento ieri a Genova lasciando un enorme vuoto nella cultura italiana. Sono in tanti a ricordare le sue lezioni all’università su Dante, Boccaccio, Verdi o Moravia, e in politica con i suoi discorsi in pubblico tendenti sempre in una sinistra nella quale credeva. Edoardo Sanguineti era uno di quei personaggi che la politica l’affrontava insieme ai cittadini, vicino ai genovesi: la città sentirà la sua mancanza. Begato in particolare, la zona residenziale che non ha mai lasciato fin dagli anni 70, quando i palazzoni sono stati costruiti insieme alla “diga”. Avrebbe potuto lui trasferirsi nella Genova bene, che però non era quella degli operai, della gente comune. Non solo Genova, ma tutta Italia rimpiange un grande personaggio che ha saputo tener viva la cultura nel nostro paese, raccontandola ai giovani e ai compagni. Io ho avuto la fortuna di conoscerlo in occasione di una lezione sulla guerra. Peccato fossi molto piccola per poter cogliere e apprezzare il grande intellettuale che avevo davanti: ero alle elementari, alla scuola statale di Genova chiamata “Villa Sanguineti”.

Una delle sue poesie più belle, a mio giudizio

Siamo tutti politici (e animali)
Siamo tutti politici (e animali):
premesso questo, posso dirti che
odio i politici odiosi: (e ti risparmio anche soltanto un parco abbozzo di
[catalogo
esemplificativo e ragionato): (puoi sceglierti da te cognomi e nomi, e sparare
nel mucchio): (e sceglierti i perché, caso per caso)
ma, per semplificare,
ti aggiungo che, se è vero che, per me (come dico e ridico) è politica tutto,
a questo mondo, non è poi tutto, invece, la politica: (e questo mi definisce,
sempre per me, i politici odiosi, e il mio perché:
amo, così, quella grande
[politica
che è viva nei gesti della vita quotidiana, nelle parole quotidiane (come ciao,
pane, fica, grazie mille): (come quelle che ti trovi graffite dentro i cessi,
spraiate sopra i muri, tra uno slogan e un altro, abbasso, viva):
(e poi,
lo so che non si dice, ma, alla fine, mi sono odiosi e uomini e animali):

venerdì 7 maggio 2010

Biteg 2010: tour enogastronomico tra Astigiano, Monferrato e Langhe

Partenza h.16.15 da Genova Brignole. Arrivo ad Asti alle 18 per iniziare il mio fine sttimana all'insegna del vino e della buona cucina piemontese. Un tour enogastronomico tra ristoranti, hotel e cantine sparsi tra Astigiano, Monferrato e Langhe. Meno male che mi ero ripromessa di perdere un paio di kg entro la fine di maggio...impresa direi impossibile con questo primo week end. Ecco il mio programma:
Sabato 08 maggio
Ore 15.00 Incontro con la guida e partenza dalle Cantine Contratto di Canelli.
Ore 15.30 Visita all’ “Hotel Langhe & Monferrato” a Costigliole d’Asti.
Ore 16.00 Partenza per Asti.
Ore 16.20 Arrivo in Piazza Campo del Palio e breve visita guidata di Asti.
Ore 17.00 Partenza per i laghi.
Ore 19.00 Arrivo e sistemazione presso “Grand Hotel Bristol”(****), Stresa
Ore 20.30 Cena presso il ristorante dell’albergo.

Domenica 09 maggio Ore 10.30 Crociera nel Golfo Borromeo.
Ore 11.30 Arrivo all’Isola Bella, breve tour.
Ore 12.00 Pranzo c/o ristorante Elvezia, Isola Bella.
Ore 14.30 Trasferimento sul Lago d’Orta.
Ore 15.30 Visita di Orta San Giulio
Ore 18.00 Trasferimento a Legro: aperitivo e cena presso l’agriturismo “Il Cucchiaio di Legno”.
Ore 22.00 Rientro al Grand Hotel Bristol per il pernottamento.

Lunedì 10 maggio Ore 9.30 Ritrovo per transfer a Novara Ovest.
Mi toccherà scrivere un bel pò di articoli...quindi il riassunto di questa tre giorni culinaria nei prossimi capitoli!!

giovedì 22 aprile 2010

stage, stage e ancora stage

Il futuro dei giovani laureati ha un solo nome: stage.


Sembra incredibile ma gli annunci di lavoro per giovani laureati (specie quelli in materie umanistiche) sono solo per stage e tirocini. O hai esperienza o te la devi procurare con un'"occasione" che l'azienda ti offre per imparare. Più che occasione per il neo laureato gli unici veri beneficiari sono i datori di lavoro che a costo zero si ritrovano con una mano d'opera in più nell'organico aziendale.

Io mi sono laureata il 25 novembre 2009 in scienze della comunicazione. Cinque anni di studio, 6 mesi di stage tra la triennale e la specialistica, un anno alla Città Digitale del Comune di Genova e ora...un altro stage. Otto ore al giorno, 500 euro di rimborso spese! Inizio a credere che il mio futuro sia fatto di stage. Realtà come la mia se ne contano davvero molte perchè a salvarsi dallo stage pare siano solo "i raccomandati" che in Italia non sono pochi.

Ai tempi dell'iscrizione all'università, scienze della comunicazione era un vero e proprio boom tra le facoltà umanistiche. Ogni azienda aveva inserito nell'organigramma un ufficio stampa, o ufficio comunicazione per far fronte alla spietata concorrenza del mercato e sembrava una facoltà che un lavoro te lo procurava. Così è stato per un pò di anni, finchè è arrivata la crisi economica. Le più colpite sono state le piccole e medie aziende, ovvero la realtà ligure, che hanno pensato bene di tagliare i ponti con la comunicazione e per noi poveri neolaureati la gavetta post laurea è diventata un interminabile stage!

venerdì 16 aprile 2010

NO! all'uso del sacchetto di plastica SI! a "Porta la Sporta"


In un solo anno, in Europa, vengono consumati e gettati nell'ambiente circa 100 miliardi di sacchetti di plastica usa e getta. E' stato stimato che la vita media di ogni sacchetto è inferiore ai 20 minuti e che, se usassimo una borsa di tela, potremmo risparmiare circa 22176 sacchetti durante una vita media. Gli effetti sulla fauna marina sono devastanti. Quasi il 90% del rifiuto galleggiante in mare è costituito da plastica non biodegradabile in quanto derivata dal petrolio con gravissime conseguenze per la natura. Si calcola inoltre che i sacchetti uccidono ogni anno oltre centomila esseri viventi.

Dal 17 al 24 aprile in tutto il paese si svolgeranno iniziative mirate all’educazione e informazione degli italiani nei confronti del non uso del sacchetto di plastica. Si chiama “Porta la Sporta” e ha lo scopo di diffondere l'utilizzo della borsa riutilizzabile invece dei sacchetti in plastica e monouso.

Promossa dall’ Associazione dei Comuni Virtuosi, Wwf, Italia Nostra, Fai e Adiconsum che coinvolgera' piu' di 100 comuni italiani, la campagna è stata lanciata nel marzo 2009 con l'intento di sensibilizzare non solo i consumatori, ma anche i commercianti, aziende, imprese, associazioni e organizzazioni no profit, scuole di ogni grado, enti e istituzioni nazionali e locali a divulgare la cultura del non uso del sacchetto di plastica, come esempio emblematico di uno stile di consumo “usa e getta” non più sostenibile.

Le iniziative di partecipazione alla settimana nazionale “Porta la Sporta”, che promuove l'adozione delle borse riutilizzabili, comprendono azioni di sensibilizzazione e informazione sull'impatto ambientale del sacchetto di plastica.

Portare la sporta può diventare qualcosa di più di una semplice abitudine, può rappresentare il primo atto di consapevolezza ecologica che apre un percorso di atti ulteriori di rispetto verso l'ambiente.

Cosi' come il sacchetto, seppur biodegradabile, è diventato l'icona di uno stile “usa e getta” la borsa deve diventare segno distintivo di quanti non hanno solamente adottato un oggetto ma uno stile di vita di cui essere orgogliosi.

Gufi o allodole...io certamente un gufo!!!


Capita ogni anno nel mese di aprile di sentirsi leoni alla sera e pigroni al mattino.

Non avere mai voglia di andare di dormire e di conseguenza non riuscire ad abbandonare il letto allo strillare della sveglia ha una risposta scientifica. Il genere umano infatti, dispone di “sincronizzatori dell’attività sonno- sveglia” regolati dall’orologio biologico interno , quello geneticamente determinato (gene clock). Un orologio che si esprime in maniera diversa in ogni individuo e che, in linea di massima, configura cinque categorie.

I soggetti normali: sono quelli che normalmente vanno a letto alle 23 e si svegliano alle 7 del giorno dopo.

I gufi ovvero i soggetti che si coricano alle 4 del mattino e resterebbero a dormire fino a mezzogiorno.

Le allodole, persone che non riescono a vedere un film in prima serata perché alle 20 dormono già e al mattino sono attivi e scattanti alle 5.

Gli intermedi a cui appartengono i “tendenzialmente gufi” e i “tendenzialmente allodole”.

Che siate gufi o allodole comunque la sequenza degli amminoacidi che costituiscono il gene-clock si esprime in maniera differente oltre ad altri elementi che entrano in gioco, come la luce. A influire infatti sul desiderio di dormire poco, tipico di questa stagione, è determinato dall’aumento della durata della luce che si accompagna alla necessità di una vita sociale più intensa e prolungata. Fattore favorito anche dall’aumento della temperatura. Ma più tardi si va a letto e meno si dorme.
Mentre quindi la categorie delle allodole sarà penalizzata in primavera quella dei gufi si sentirà meglio sincronizzata con le giornate più lunghe, nonostante al mattino pagheranno le conseguenze del furto di sonno. Attenzione però gufi, perché a lungo andare chi dorme troppo poco rischia la salute

lunedì 29 marzo 2010

Il futuro della Regione Liguria




Ormai ci siamo quasi...
mancano circa tre quarti d'ora alla chiusura dei seggi. Sono agitata!


Burlando o Biasotti?
Burlando o Biasotti?
Burlando o Biasotti?
il secondo è il problema!

non che il primo non lo sia, ma almeno non è pdelliano: Berlu al vertice della Liguria, la mia Liguria, proprio no!!
Non rimane che attendere i risultati e perchè no, incrociare qualche dita potrebbe aiutare!

mercoledì 24 marzo 2010

Come darle torto?

"Siamo all'uso della menzogna e della diffamazione come strumento di lotta politica. La Lega, come ho già detto, rappresenta oggi quello che in passato è stato il fascismo nascente, quando appunto l'atteggiamento era di diffamare l'avversario per giustificarne l'annientamento. Siamo per fortuna, ancora su livelli dilettanteschi: ma preoccupa l'alleanza Berlusconi-Lega perché lui è il populista ricco che controlla i media, loro sono il braccio armato. Un cocktail pericoloso".

Mercedes Bresso,
candidata alla presidenza della Regione Piemonte

venerdì 5 marzo 2010

Vi siete mai chiesti perchè l'otto marzo è la festa della donna?

Quando si pensa all’8 marzo la prima cosa che passa per la testa di molte ragazze e donne è contattare le amiche per trascorrere una serata in compagnia, all’insegna del divertimento e della complicità femminile. È questa la valenza che ha assunto negli ultimi decenni la festa internazionale della donna, rispecchiando i connotati tipici della generazione consumistica, esplosa con il nuovo millennio. Si pensa a prenotare un ristorante, una serata in discoteca o uno spogliarello in un locale di tendenza, e chi è convinto che a farlo siano solo le giovanissime si sbaglia.

Ad avere voglia di divertirsi l’8 marzo non sono solo le nuove generazioni ma soprattutto le “signor-over” che approfittano del giorno della donna per trascorrere una serata in compagnia. A differenza degli uomini che hanno più occasioni per incontrarsi (per esempio l’appuntamento settimanale allo stadio) è meno abituale per le donne riunirsi in gruppo e trascorrere una serata fra amiche; soprattutto una volta raggiunta la soglia degli “anta”.

Anche questo è un motivo per cui viene conferita tanta importanza alla festa della donna dei nostri giorni. Spogliarelli al maschile, cene al ristorante e divertimento tuttavia hanno sostituito, e in un certo qual modo nascosto, il vero motivo per cui l’8 marzo di festeggia lo donna: lo sciopero delle operaie tessili della fabbrica Cottons di Chicago in cui persero la vita 129 manifestanti. È in ricordo di questo fatto che nel 1910 a Copenaghen, in occasione di un nuovo incontro internazionale femminista si istituì la GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA DONNA.

Vorrei segnalare che da quel giorno abbiamo ottenuto tanto..ecco qualche esempio:

Le donne e le conquiste dal 1900

DIRITTO DI VOTO: Il 2 GIUGNO 1946 Per la prima volta, tutte le maggiorenni poterono esprimere il proprio modo di vedere il futuro della società italiana nelle elezioni amministrative della primavera del 1946 e poi, più ampiamente, nel referendum istituzionale e nell’elezione dell’Assemblea Costituente del 2 giugno.

PARITA’ SALARIALE: Art. 37 della Cost., regolato da una legge solo nel ’57 in applicazione di una convenzione internazionale del BIT. Con un accordo interconfederale del 1960 si decide l'eliminazione dai contratti collettivi nazionali di lavoro delle tabelle remunerative differenti per uomini e donne. Viene così sancita la parità formale e sostanziale tra uomini e donne nel mondo del lavoro. Le clausole di nubilato vengono definitivamente vietate con la legge n.7 del '63.

DIVORZIO: L.898 del 1970, approvazione della legge sul divorzio. 12 maggio 1974: vittoria del No al referendum popolare per l'abrogazione della legge.

MATERNITA’: L. 1204 del 1971; viene estesa la tutela della maternità alle lavoratrici dipendenti. Amplia ed estende i diritti introdotti dalla prima legge (L.860 varata nel 1950) sui diritti e le tutele delle lavoratrici, che definisce per la prima volta le assenze per maternità, ore di allattamento e divieto di licenziamento entro il primo anno di vita del bambino.

ASILI NIDO: L. 1044 del 1971; l'obiettivo di questa legge è realizzare un servizio a supporto delle famiglie e soprattutto delle donne, onde favorirne la permanenza nel mondo del lavoro anche dopo la nascita dei figli. Inoltre si è voluto affermare il diritto del bambino alla socializzazione e allo sviluppo armonico della sua personalità.

DIRITTO DI FAMIGLIA: 1975; con la L.151 viene varata la riforma del diritto di famiglia che introduce la parità tra uomini e donne nell'ambito familiare: la potestà sui figli, infatti, spetta a entrambi i coniugi che hanno identici diritti e doveri e non più solo al padre. In attuazione del principio di uguaglianza morale e giuridica dei coniugi.

LEGGE DI PARITA'(in materia di lavoro): L.903 del 1977; ha rappresentato la più importante svolta culturale nei confronti delle donne. Si passa dal concetto di tutela per la donna lavoratrice al principio del diritto di parità nel campo del lavoro. Vengono introdotte norme più avanzate in materia di maternità e primi elementi di condivisione fra i genitori nella cura dei figli. Nel marzo 2000 con la legge 53 sui "congedi parentali" questa legge ha recepito i nuovi diritti di paternità in materia di assenza facoltativa.

INTERRUZIONE VOLONTARIA DELLA GRAVIDANZA: L.194 del 1978 "Norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza". La legge ha come scopo principale la prevenzione delle gravidanze indesiderate, oltre che contrastare l'aborto clandestino.

LEGGE PARI OPPORTUNITA’ (Azioni positive): L.125 del 1991: fortemente voluta dalle donne, questa legge è uno strumento in grado di intervenire e rimuovere le discriminazioni e far avanzare l’idea di uguali opportunità uomo-donna nel lavoro. La L.125 ha rappresentato un importante passo avanti per rendere visibile e valorizzare la presenza e il lavoro delle donne nella società, nel lavoro e nella famiglia. Purtroppo resta ancora sostanzialmente inapplicata. Oltre 400 i progetti approvati in 8 anni. (Nel 2000 L.196 di modifica)

IMPRENDITORIA FEMMINILE: L. 215 del 1992; l'imprenditoria femminile è in forte sviluppo: il 35% delle nuove imprese giovanili sono guidate da donne. Questa legge (promuove l'uguaglianza sostanziale, pari opportunità economiche e imprenditoriali) favorisce la nascita di imprese composte per il 60% da donne, società di capitali gestiti per almeno 2/3 da donne e imprese individuali, aumentano ogni anno. Le imprese sono tenute a mantenere la prevalenza femminile nella società per almeno cinque anni.

VIOLENZA SESSUALE: L. 866 del 1996; stabilisce che la violenza sessuale non è più un delitto contro la morale, bensì contro la persona. Una legge di civiltà e dignità che rende giustizia alle donne e premia il lungo e sofferto cammino per affermare il diritto alla sessualità libera e condivisa.

LAVORO NOTTURNO: legge comunitaria del 1998 per il divieto assoluto delle donne al lavoro notturno durante la maternità sino al compimento di un anno di vita del bambino e il non obbligo fino a che il bambino ha 3 anni, nel caso di genitore unico, fino a 12 anni. Con la legge 903 del '77 il lavoro notturno era vietato alle sole dipendenti delle imprese manifatturiere. Con la legge varata nel '98, si regolamenta il lavoro notturno per tutti i settori pubblici e privati.

ASSEGNO DI MATERNITA' PER CASALINGHE E DISOCCUPATE: L. 448 del 1999, prevede un'indennità di maternità per le donne che non lavorano, o che svolgono il cosiddetto "lavoro familiare". Con la Finanziaria del 2000 questo diritto viene esteso alle cittadine dell'Ue ed extracomunitarie con carta di soggiorno.

INFORTUNI DOMESTICI: L.493 del 1999, contiene il riconoscimento del lavoro in ambito domestico. Le persone comprese tra i 18 e i 65 anni che svolgono in via non occasionale, gratuitamente e senza vincolo di subordinazione, il lavoro domestico, hanno diritto all'Assicurazione contro gli infortuni.

CONGEDI PARENTALI: L: 53 dell'8 marzo 2000. Questa legge armonizza i tempi di cura , di formazione e di relazione (tempi delle città). Si tratta di una grande conquista sociale: la cura dei figli smette di essere prerogativa delle madri dal punto di vista legislativo e coinvolge anche i padri garantendogli uguali diritti e tutele. Si tratta di una legge in controtendenza rispetto ai datori di lavoro che invocano riduzioni di salari e di diritti. La normativa punta a una maggiore condivisione dei compiti all'interno del nucleo familiare. Si applica a tutti i lavoratori, uomini e donne, pubblici e privati, anche autonomi, apprendisti e soci di cooperative. Prevede la parità tra genitori naturali e adottivi o affidatari. Sia la madre che il padre potranno chiedere anche contemporaneamente l’aspettativa di 6 mesi fino un massimo di 10 mesi, entro gli 8 anni di vita del bambino. Al padre, inoltre, verrà concesso un "bonus" di un altro mese per seguire il figlio nel caso in cui dovesse chiedere un congedo per un periodo superiore a tre mesi. L'età del bambino entro cui si può fruire dei permessi per malattia viene elevata dai 3 agli 8 anni del piccolo. I padri possono usufruire del congedo anche nei casi in cui la madre del bambino non è lavoratrice.

BANCA DEL TEMPO: è un'esperienza che ha trovato una collocazione legislativa all'interno della L.53 (Congedi parentali). Coniugare lavoro e vita: tra le iniziative più utili c'è, infatti, la Banca del tempo, nella quale anziché denaro si depositano ore. Ore di attività per scambiarle con altri "correntisti" decisi a mettere a disposizione le ore depositate sul proprio conto.

E' fermo alla Camera il progetto di legge Norme a tutela della liberta' e della dignita' della persona dalle molestie sessuali nei luoghi di lavoro (Atto Camera n. 60 Assegnato il 12 settembre 2001 in sede Referente alla commissione XI Lavoro)

2002 L'Europa delle donne
CARTA DEI DIRITTI FONDAMENTALI DELL' UNIONE EUROPEA
CAPO III

Articolo 21
Non discriminazione
1. E' vietata qualsiasi forma di discriminazione fondata, in particolare ,sul sesso, la razza, il colore, della pelle o l'origine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, l'appartenenza ad una minoranza nazionale. il patrimonio, la nascita, gli handicap, l'età o le tendenze sessuali.

Articolo 23
Parità tra uomini e donne
La parità tra uomini e donne deve essere assicurata in tutti i campi, compreso in materia di occupazione, di lavoro, e di retribuzione.

IL principio della parità non osta al mantenimento o all'adozione di misure che prevedano vantaggi specifici a favore del sesso sottorappresentato.

Abbiamo ancora dei diritti da conquistare e ottenere. Sarebbe bello immaginare una perduta solidarietà femminile riunita nel giorno dell’8 marzo per discutere di conquiste invece che per una banale ed inutile festa emblema del consumismo e dalla perdita di veri valori.

venerdì 19 febbraio 2010

BIT, giro del mondo in otto padiglioni


Altro che treno, aereo, macchina e nave...
Ieri in un giorno solo ho visitato cinque continenti e almeno una ventina di stati.
Impossibile? no affatto, basta fare un salto alla Bit: otto padiglioni della Fiera di Rho di Milano per conoscere ogni dettaglio sul turismo dei paesi presenti. Per chi ama viaggiare la Bit è davvero un appuntamento da non perdere.

mercoledì 17 febbraio 2010

E questo potrebbe diventare il nuovo vicepresidente della regione Liguria???????

E' brava, assumetela". La Lega raccomanda

In piena campagna elettorale, il segretario leghista usa la carta intestata della Regione per chiedere un'assunzione di un'amica. E' stata indirizzata al direttore del personale di un´azienda privata genovese
di Donatella Alfonso

Francesco BruzzoneIl tono è cortese e formale, ma con un pizzico di familiarità: "Egregio Direttore, mi permetto di trasmetterLe l´allegato curriculum vitae relativo alla Signora..... che conosco personalmente e che si è sempre contraddistinta per serietà ed operosità. La ringrazio per la cortese attenzione». A salutare cordialmente è, come scritto per esteso, "Il presidente del Gruppo Francesco Bruzzone".

Perché la letterina di spintarella - altro non è - inviata al direttore del personale di un´azienda privata genovese, è scritta su carta intestata: quella del Gruppo consiliare della Lega Nord, con tanto di simbolo della Regione e dicitura «Consiglio regionale - Assemblea legislativa della Liguria». E all´oggetto si legge: "Trasmissione e segnalazione curriculum vitae". Che, a piè di pagina, viene ancora indicato come allegato.

Non è dato sapere se la letterina che garantisce «serietà e operosità» della signora di cui sia allega il curriculum, sia giunta a più di un´azienda, privata o pubblica che sia; ma non è escluso che, in tempi di campagna elettorale, così sia avvenuto.

Però quando hanno aperto la busta affrancata (presumibilmente a spese della collettività) con 0,60 euro di posta prioritaria, i destinatari si sono stupiti: non solo l´azienda non ha in questo momento alcuna richiesta di personale né una selezione in atto, ma una raccomandazione politica di quel genere sconcerta, tanto più mancando ogni rapporto diretto sia con Bruzzone che con altri esponenti politici.

«Non passa giorno senza che ci arrivino richieste di lavoro, via mail o via lettera - dice un dirigente del personale, rigorosamente anonimo - Può anche capitare che una persona conosciuta ci telefoni per chiedere se può inoltrare un curriculum. Ma questa è un´altra cosa».

L´"altra cosa" è l´elemento di pressione che innegabilmente costituisce una lettera scritta da un dirigente politico, in piena corsa per la rielezione: Francesco Bruzzone è segretario ligure della Lega Nord, capolista per il Carroccio a Genova e Savona e, in caso di vittoria di Sandro Biasotti e della sua coalizione di centrodestra, indicato come vicepresidente della giunta.

E poi, c´è la scorrettezza costituita dall´uso della carta intestata di un gruppo consiliare della Regione. Perché, si ricorda negli uffici di via Fieschi, questa non può essere utilizzata se non per i fini strettamente istituzionali, cioè l´attività dei consiglieri stessi nell´espletamento del loro mandato.

Questo significa che non si può utilizzare il logo della Regione e in ogni caso l´immagine istituzionale dell´assemblea legislativa nemmeno per l´attività dei partiti che i singoli consiglieri rappresentano, figuriamoci per le comunicazioni di carattere privato. Ammesso che una raccomandazione sia da considerarsi tale.

Qui non c´entra la ricerca di lavoro, elemento drammatico per migliaia e migliaia di persone ogni giorno, anche in Liguria. O sarà il primo passo della nuova consuetudine leghista in tema di sostegno all´occupazione e al reddito delle famiglie?

Solo la scorsa settimana Edoardo Rixi, segretario provinciale leghista e candidato nel listino biasottiano, aveva tra l´altro rivendicato la necessità di un ritorno alle gabbie salariali, garantendo più soldi a lavoratori e pensionati liguri; su questa strada, si può passare alla segnalazione ad personam dei lavoratori meritevoli alle aziende.

Si potrebbe così facilmente ironizzare che il malcostume italico della spintarella, tante volte vituperato dai leghisti duri e puri come una brutta abitudine dei palazzi romani e del sud borbonico, abbia invece attecchito così profondamente anche a nord della linea Gotica, tanto da trasformarlo in un elemento di attività politica quotidiana anche per i leghisti. Con tanto di carta intestata.

Fonte: La Repubblica Genova

martedì 16 febbraio 2010

New York, che passione!

I suoi grattacieli, ponti, strade e parchi li abbiamo visti proprio da tutte le parti: al cinema, in tv, nelle locandine pubblicitarie. Credevo di conoscerla New York ma quando mi sono trovata a passeggiare per le sue lunghissime e larghissime strade è stato come ritrovarsi in una nuova realtà. Che meraviglioso impatto uscire dal tunnel la prima volta: amore a prima vista? mmm mi sa proprio di si...

continua.......

domenica 14 febbraio 2010

grazie patato!!!

un regalo davvero orginale!!!
ti voglio bene!!!

Ti voglio Bene!!!

Ultima notizia:
Il tuo fidanzato ti vuole tanto bene!!!

Per iniziare a diventare una reporter!
Vediamo se questa volta ci riuscirò a convincerti!!eheh

Buon S.Valentino
Ricky