domenica 20 marzo 2011

Un ponte con l'Africa

Parola ai medici, psichiatri, esperti di economia e finanza italo-africani che hanno incontrato i le istituzioni e cittadini genovesi. Passato, presente ma soprattutto futuro dell'Africa e un obiettivo comune: "costruire un ponte" che colleghi le due culture, solido e resitente le cui basi siano determinate dalla conoscenza, stima reciproca e dalla collaborazione.

Un confronto tra l'Italia e l'Africa in un incontro tra istituzioni della città e associazioni africane per "costruire un ponte" tra le due sponde che si affacciano sul Mediterraneo. Un tavolo di incontro e confronto sui temi caldi che tornano a far discutere con i recenti fatti come immigrazione, rivendicazione di diritti, cittadinanza, discussi con chi ne è esperto.

"Un ponte con l'Africa" è il tema del dibattito che si è tenuto alla Sala di Rappresentanza di via Garibaldi 9, organizzato dal Comune di Genova e l'Associazione MABOTA. "Con" e non per l'Africa, riporta il titolo dell'evento, "perchè questo ponte deve essere costruito insieme dall'incontro delle culture e sostenuto dalle differenze", introduce Maria Rosa Biggi presidente Commissione Politiche dell’Immigrazione del Comune. Ieri a Genova, come in tutta Italia, si è festeggiato il 150° dell'Unità d'Italia. Cinquanta anni fa, gli stati africani festeggiavano l'indipendenza dal colonialismo europeo. Due grandi date per due paesi che sempre più si avvicinano, e non solo in termini territoriali. Gli africani che risiedono in Italia da molti anni ne sono la dimostrazione ed è compito del paese sostenerli per affrontare insieme questo percorso, è quanto emerge nel corso dell'evento. A sostegno di questa affermazione Jean Claude Lemba, presidente dell'Associazione MABOTA sottolinea la necessità di un dialogo tra le culture augurandosi che questo sia solo il primo di altri incontri tra le comunità africana residente a Genova e le istituzioni comunali e regionali.

Con il passato storico del continente africano si entra nel cuore dell'incontro: il post colonialismo, l'indipendenza degli stati africani ma anche il futuro di quei paesi e la necessità di grandi cambiamenti. "Uno degli errori più grandi che i paesi occidentali hanno commesso è stato l'aver lasciato scoperta l'Africa di personale qualificato nei settori politici, amministrativi, finanziario ed economici. Errore che si è aggravato con la conseguente politica degli aiuti", sostiente il dottor Jacques Botembe - medico chirurgo della Croce Rossa Italiana e studioso del continente africano, che aggiunge: "l'Africa ha ricevuto quattro volte i fondi di sostegno dagli americani rispetto all'Europa dopo la seconda guerra mondiale. L'incapacità di gestirli con investimenti e la corruzione prevalgono su questi aiuti che sono diventati per l'Africa un'entrata permanente". E conclude: "L'Africa ha bisogno di creare un mercato interno indipendente per crescere nei settori dei trasporti, della sanità, della formazione, imparando dgli stati occidentali ma avviando lo sviluppo in maniera indipendente".

Lo conosce bene questo aspetto il dottor Francis Sietchiping Nzepa, medico chirurgo ed esperto di economia e finanza con un master alla Bocconi che presenta al pubblico l'esistenza di un ambizioso progetto chiamato "Banca etica della diaspora africana" invitando i presenti in sala ad unirsi a quei cinquemila africani che ne hanno permesso l'avvio. "Gli africani possono sostenere il costo per lo sviluppo del continente nero attraverso il trasferimento dei soldi", afferma il dottor Nzepa. "Una sorta di Western Union africana, che si autogestisca e finanzi, sulla scia dell'esperienza della Banca Etica di Padova". Secondo il dottor Nzepa è solo attraverso una banca degli africani che si potranno realizzare progetti economici di sviluppo del paese attraverso fondi di garanzia volti a finanziare le imprese locali, investendo per la propria economia senza l'intervento degli stati occidentali e senza l'ostacolo dei governi locali corrotti. inoltre con una propria money transfer i costi di trasferimento verranno ridotti al minimo e reinvestiti per lo sviluppo".

Progetti reali e concreti, presenti e futuri quelli si sono affrontati nel corso del lungo dibattito dove oltre ai temi di finanza, economia, si è parlato anche di integrazione, diritti, cambiamenti che possono essere percorsi insieme tra istituzioni e rappresentanti delle comunità africane. Genova, città che si affaccia sul mediterraneo, mediatrice tra le culture vuole avere un ruolo chiave nella costruzione di questo ponte e lo ha dimostrato con questo incontro, primo di una serie che si terranno in questo anno, 150° dell'Unità d'Italia e 50° anniversario dell'indipendenza africana.