mercoledì 10 agosto 2016

Negrita

Quali siano siate le tue avventure prima di conoscerti non lo so, però so che insieme qualche avventura l'abbiamo vissuta. Mi sembra di vederti, mentre con il tuo splendente pelo nero raggiungi me e Edo al Maxikiosko attraversando senza ragionare la Ruta 5. Ammetto di aver pensato, e un pò di questo mi pento, "un'altra perrita de la calle che ci seguirà, mannaggia, speriamo che non venga da noi". E invece no, in un certo senso è come se ci avessi scelto, vero Negrita? hai capito subito che mi sarei affezionata di te e l'hai capito con quelle, prima cinque, poi dieci, fette di jamon che ti ho comprato. Mi sono fatta intenerire dalla ragazza del kiosko e del suo racconto che ti avevano abbandonato sulla ruta la sera prima di averti conosciuta. Ed è così che è iniziata la nostra avventura: un paio di giorni a cercarti tra la ruta per darti qualche crocchetta (quanto eri affamata cavoli), per poi trovarti nel complejo a scodinzolare per il prato e tra le case. Io che cercavo di studiare spagnolo e te che leccavi Edo mentre io abbassavo la guardia, lazzarona! lo stesso giorno ti ho fatto vedere dove vivevamo e da li non te ne sei più andata. Con te ho appurato che è vero quanto si dice a proposito dei cani che scelgono il proprio padrone. Tu mi ha scelta e io di questo sono davvero orgogliosa.

La nostra convivenza è stata decisamente in discesa. Tu ti accontenti davvero di poco Negrita e di quel poco sei talmente tanto riconoscente. Ti abbiamo messo nel locale caldaia perché non ci conoscevamo bene e con Edoardo sempre a gattoni per casa non sarebbe stato fattibile. A te sembrava un vero regno quel saccone che ti ha fatto Nora. Quante feste ci hai fatto quando te lo abbiamo messo. E che gioia per me: mi hai fatto sentire meno in colpa per averti assegnato quella location. 

In poco tempo ti sei fatta volere bene da tutti gli abitanti e lavoratori della Valle del Sol "que bonita perrita, muy amable!" e siamo riusciti a tenerti con noi. Quando è arrivata la nonna Illi, ti abbiamo portato a spasso con noi e anche se non ci sei abituata sei stata bravissima con il collare e con il guinzaglio. Se ci penso...ti ho fatta stancare un mucchio ma ancora non sapevo che a passeggiare eravamo molti di più di me, te, edo e la nonna.


In effetti Richi ti aveva visto un bel pò ingrassata ma dava la colpa ai nostri vicini, agli asadores del finde. Ti aveva perfino messa a dieta, povera! quella panzona però non era per l'asado. quando ti hanno abbandonata sapevano già che aspettavi dei cucciolini. 

...e a forza di crescere quella panzona è esplosa martedì 3 agosto. 
Stavo preparando la pappa a Edo e ho sentito come un miagolio. Ho pensato: "un gatto in argentina? che raro!" e in effetti non era affatto un gatto ma un esserino in miniatura tutto peloso davanti alla tua cuccia. Da quel momento è stato un susseguirsi di istanti incredibilmente emozionanti. Realizzato quanto stava accadendo, ho sistemato Edo, che poverino aspettava la sua pappa, nel cochechito (perché ormai nel seggiolone non ci può più stare visto che il matto ci si alza da li).

Due istanti di panico per poi reagire e starti vicina mentre a distanza di dieci/quindici minuti facevi nascere un cucciolo dopo l'altro. Quanto è perfetta la natura. Io non so se Negrita tu abbia avuto dei cuccioli prima, ma sapevi esattamente cosa fare: esce il cucciolino tutto fasciato da una membrana, lo lecchi per bene e ti mangi la membrana per liberarlo e fargli fare il primo respiro; espulsa la placenta, ti mangi la placenta (ammetto che questa fase un pò l'ho accusata); mordi il cordone ombelicale e liberi il tuo cucciolino da te, con sicurezza e deterinazione; pulisci tutto il cucciolino con tante leccatine, dandogli il benvenuto al mondo.
E tutto questo per otto volte senza perdere un colpo mentre io ti guardavo ammirata, con molto stupore e con la faccia da babbea. E pensare che mi sono anche presa il merito dicendo che ti avevo aiutata a fare i cucciolini. Se penso al mio di parto...ci sono voluti per far nascere Edo sei anestesie, due ginecologi e tre ostetriche, più il supporto morale di Richi .



Dopo questa esperienza sento di volerti ancora più bene. Sarà che siamo entrambe mamme. Sarà che Edo riceve ancora il mio latte così come i tuoi cucciolini e sarà che entrambi hanno così tanto bisogno di noi e dipendono da noi. Quanto mi insegni ogni giorno Negrita.
Purtroppo non potremo stare ancora per molto uniti come siamo stati finora. il pensiero di separarmi da te e separare te dai tuoi cuccioli mi da un dolore immenso però so che con la persona a cui ti lascerò starai benissimo. Si prenderà cura di te e dei tuoi cucciolini e prometto che prima di tornare in Italia avrò trovato una famiglia a ciascuno.



mercoledì 3 agosto 2016

...dell'argentina e degli argentini

Molte volte prima di partire, ormai quasi sette mesi fa, mi sono domandata come sarebbe stato vivere in un mondo così lontano. Molte le preoccupazioni specie perché non eravamo più solo io e Richi a spostarci ma con noi il nostro Edo, di soli quattro mesi e mezzo. Ora, che manca ormai solo un mese al mio ritorno a casa, farei carte false per rimanere ancora qui.

Superati i primi due mesi in cui ho dovuto:
Capire che non si parla castellano aggiungendo una "s" a tutte le parole italiane e confrontarmi quindi con uno spagnolo basico di cui conoscevo circa dieci parole, imparate grazie ad un esame dato nel triennio universitario, durante i quale sono stata anche bocciata alla prova scritta;
Fare i conti con un bebè, come lo chiamano tutti qui, 24h/24h senza nonne, zie, amiche che ti aiutano e tuo marito, il papà, al lavoro dalle 7:30 alle 19:00;
Vivere in un complesso turistico, fornito di qualsiasi confort e svago, ma a 4 km dal centro, ovviamente senza una macchina a disposizione per comprare i generi di prima necessità;
Ritrovarsi catapultata dai 5/10° genovesi ai 30/35° cordobesi;
Capire che mi trovavo nella Sierra e che nella Sierra ci sono i ragni. Grandi, piccoli, medi, innocui o pericolosi ragni. Ho dovuto imparare a convivere anche con loro.
E infine ma non da poco, imparare a farmi il bidet! Che curioso: prima di capire bene come funzionasse mi sono lavata la faccia almeno dieci volte. Si ho scritto bene la faccia perché il bidet argentino, oltre alle normali fuoriuscite di acqua ne ha una terza che va diretta a segno e se non ti posizioni bene, finisce che invece del fondo-schiena, ti lavi la faccia. Provare per credere.

Bene, superate queste semplici difficoltà, la peggiore ovviamente quella di convivere con i ragni (i primi giorni non ci dormivo di notte perché me li vedevo ovunque, perfino sotto le coperte), è stato tutto in discesa. Ed è iniziato l'autunno. Ebbene si, il secondo autunno. Fortuna che qui nella sierra l'autunno ha prevalentemente giornate di sole.

Superati i primi due mesi di rodaggio, utili a imparare come spostarsi con Edo e tutta la sua attrezzatura, senza 500 e senza Panda, consolidato lo svezzamento in stile argentino, finalmente ho iniziato a prendere il meglio di questa splendida sierra.







Se dovessi descriverla in tre parole direi: VERDE, SCONFINATA, PURA. Già perché qui a fare da padrone è la natura. Dalla mia finestra regna il verde della sierra piccola da una parte e della sierra grande dall'altra. Ogni tanto si sente qualche mucchina, e si vede passare qualche gaucho a cavallo ma soprattutto di vedono una infinità di volatili (non scrivo uccelli se no so già che scateno l'ilarità becera). Il mio preferito è quello giallo con i pois che si chiama Carpintero-Real Común insieme al picchio, el chincheros, simpaticissimo perchè mi ricorda tanto il cartone. Dalla nostra finestra poi si vedono sempre "quelli con la coda lunga" che è sicuramente più semplice che chiamarli Bandurrita Patagónica che insieme a quello nero con il becco giallo, el pepiteros, vengono sempre a magiare il pane che lasciamo dalla finestra. Ma i più casinisti in termini di cinguettio sono le insuperabili loras, (pappagalli) che sono ovunque e come dicono qui "charlan como las mujeres". 
Poi ogni tanto ti viene anche a bussare beccando su vetro della finestra un falco, così, come se niente fosse; è successo una mattina: al risveglio sento dei colpi alla finestra ed era un falco che cercava di prendere una pagnotta appoggiata di fronte al vetro. I falchi volano quasi sempre in coppia mentre l'aquila, bellissima, sorvola maestosa davanti alla finestra. e questo è solo quello che si vede al mattino al risveglio.

...to be continued!





giovedì 9 giugno 2016

Condividere l'amore per il proprio bambino non è mai banale

Da otto mesi a questa parte ho avuto innumerevoli occasioni per aprire il blog e scrivere di Edoardo ma fino ad ora non l'ho fatto. La fissazione di cadere nel banale circa il quanto amore si provi per un figlio mi hanno in un certo senso bloccata. Complice facebook e tutti i social simili che spesso annoiano con ripetuti identici post con foto di bimbi e commenti di mamme innamorate. 

Stasera però l'illuminazione: una mamma che esprime e condivide l'amore per il proprio bambino non è mai banale, anche se lo fa tramite facebook pubblicando con orgoglio la foto del suo amore. Io oggi l'ho fatto! non ho resistito alla bellezza del mio "puzzolino" che ho orgogliosamente condiviso su istagram. 

Sono caduta così anch'io in quella che credevo essere la banalizzazione dell'amore della mamma nel proprio bimbo. Con un pizzico di risentimento ammetto che ho provato anche piacere nel riscontrarne successo. Sfatato quindi questo mito, adesso non ho più scuse e posso condividere a parole quello che sto provando nei confronti della mia "meravigliosa creatura", Edoardo. 

L'amore ha mille sfumature, centinaia di espressioni diverse: l'amore che si prova per un genitore, per un fratello, per il compagno di vita...ma quella che si prova per il proprio bebè è unica. Ecco che cado nel banale, nello scontato, lo so, ma è davvero così: è unico! nel sorriso che Edoardo mi rivolge si concentra un mix di emozioni talmente forti che capisci davvero cosa vuol dire voler bene, quello senza limiti. Quando con la sua manina tocca la mia mentre lo allatto, sfiorandola quasi a volerla esplorare e analizzare; quando mi guarda con a sua espressione seria, che sembra comunicare quanto più di vero ci sia; quando gioca con il suo papà al "cucù, dede" ridendo di gusto con la sua simpatica e contagiosa risata; quando è tutto un da-da-da, ma-ma-ma, pa-pa-pa, che le prime volte a sentirle ti tolgono il fiato; quando gattona, poi si solleva in piedi barcollando per poi cadere con il culetto; quando mi cerca con il suo visino spaesato; quando fa il matto perchè non vuole farsi cambiare pannolino; quando cade dal letto, piangendo disperato e anche se stai tremando come una figlia dalla paura devi consolarlo e stringerlo forte forte per rassicurarlo. tutto questo è una forma di amore folle, estrema fatta di quotidianità.

Credo e sono convinta nel scriverlo, che non ci sia amore più grande e non mi voglio sentire banale nel farlo, anche se come me e prima di me, e magari nello stesso mio istante, lo ha scritto e lo sta scrivendo esattamente come me un'altra mamma.


giovedì 14 aprile 2016

Cosa hanno in comune Cina e Argentina

Quattro anni fa il lavoro di Richi ci portava a scoprire l'Oriente. Nostro punto di riferimento, la Cina che oggi un pò spaventa gli europei per la sua spavalderia finanziaria (praticamente si stanno comprando tutto) ma che in quanto a viaggiatori, ci ha regalato infinite sorprese.

Oggi invece ci troviamo dal lato opposto del globo e un pò più a sud: siamo in Argentina. Altra, e mica da poco novità è che se prima viaggiavamo con due zaini ora ce ne serve un terzo, un pò più piccolino ;) e pieno di pannolini.

Ahhh, Argentina...come sei diversa dalla Terra di mezzo! Qui i ritmi giornalieri sono decisamente, decisamente più rilassanti. La siesta è un momento del dìa sacro: non vola una mosca per il centro di Santa Rosa di Calamuchita dalle due alle cinque. Non un negozio, non un supermercato rimangono aperti a quell'ora: il riposino del sopo pranzo è regola in argentina! dovremmo imparare anche noi italiani da loro, per non parlare degli stacanovisti chino!

Altra cosa che dovremmo imparare è il rispetto per la natura e per gli animali che qui è a dir poco sorprendente. La china in questo non ha speranze, mi chissà che un giorno...
La carne è la comida principal e questo si sa, però la percezione è che rispettino l'animale che manginano. Mangiare carne è cultura e tradizione da queste parti. D'altronde, siamo nella sierra, terra di gauchos e a giudicare dallo sconfinato spazio in cui pascolano e dalla libertà che hanno, direi che qui le mucche se la passano proprio bene. È un piacere vederle sparse qua e là nei campi. A volte sembrano persin selvatiche e magari lo sono pure.








Altro motivo che mi fa pensare che gli argentini rispettino molto gli animali è la loro convivenza che i cani. I cani per esempio vivono liberi sia in campagna che in città. la convivenza bipede/quadripite si combina perfettamente: vi è un rispetto reciproco. E poi i cani qui sono tutti incredibilmente belli pur essendo cani di strada. Da quando sono qui non ho mai sentito un cane ringhiare e a me e a edo durante le nostre passeggiate. Al contrario, ci accompagnano per un pezzo di strada, giocano con noi e poi riprendono la loro siesta. Ogni giorno abbiamo un amico nuovo e ad ognuno di loro diamo un nome. Quando possiamo, portiamo con noi un pò di pane o della carne. 
Nei ristoranti all'aperto gironzolano tra i tavoli, aspettando che qualcuno offra loro un pò di carne, fuori dai supermercati aspettano davanti alle porte scorrevoli...eheh tutto questo mi piace un sacco! niente canili. Perchè non è possibile anche da noi una cosa così?