domenica 30 gennaio 2011

Nove giorni e tre stati

Il mio dicembre nel Sud Pacifico: scambiarsi regali di Natale davanti alle Petronas Tower , trascorrere Santo Stefano nelle splendide spiagge di Bintan e accogliere il 2011 sulla Marina Bay di Singapore.

Come ogni partenza, anche questa è stata preceduta da un insostenibile sensazione di agitazione: le dodici ore da sola in aereo, lo scalo ad Amsterdam, l’incontro con Richi al KL International Airport. Ogni volta la stessa incontrollata emozione, piacevole nel ricordarla dopo ma incompresa nel mentre. Se ripenso alla sera prima del volo: ore e ore a rigirarmi nel letto a fantasticare su quel viaggio, in un mix di impazienza e ansia che fa sembrare la notte infinita. E invece poi è un attimo quello che passa dai sogni ad occhi aperti nel letto, ormai totalmente spiegazzato per quel continuo girarsi e rigirarsi, al ritrovarsi catapultato nel posto immaginato e le ore trascorse in aereo, in confronto, sono secondi. Preziosissimi, come l’istante in cui vedi lui in coda allo sportello immigrazione nell’attesa del timbro sul visto turistico mentre tu stai esplodendo dalla voglia di abbracciarlo e ripensi a quanto è stupido quel girarsi e rigirarsi. È li che inizia la vacanza, quando finalmente mi sento liberata da quel peso di agitazione che mi imprigiona fino a quando sono insieme a lui. A quel punto scatta un altro modello di agitazione: quello di vedere più cose possibile, lottando con il tempo a disposizione. Nove giorni nel nostro caso, alla scoperta della Malesia, dell’Indonesia e di Singapore.

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