domenica 13 marzo 2011

Chi comanda è il cervello, parola di Patrick Haggard

Il nostro cervello sa quello che andremo a fare con un anticipo di circa 200 millesecondi prima di quando lo sapremo noi. L'intervallo di tempo tra l'impulso del nostro cervello e l'azione realmente svolta è quella in cui subentra l'intenzione cosciente, tema su cui si è concentrata la conferenza nell'ambito di "Ai confini della mente" organizzati dalla Fondazione Palazzo Ducale. Ospite di questo incontro dal titolo "Neuroni e libertà", Patrick Haggard, docente di neuroscienze all'University College di Londra.

Se prima della conferenza i presenti alla Sala del Maggior Consiglio erano convinti che fosse il libero arbitrio, regolato dalla responsabilità singola di ognuno di noi, a governare le nostre azioni, dopo la presentazione del professore Patrick Haggard si saranno dovuti ricredere.

Partendo dagli esperimenti di Benjamin Libet, il docente inglese dimostra che gli impulsi alle azioni volontarie partono a livello neurale e solo dopo almeno 300-350 msec. il soggetto diviene consapevole dell'intenzione di agire. L'attività cerebrale che anticipa l'azione quindi si manifesta prima del sorgere della volontà di farla. Di conseguenza la libertà dell'individuo è compromessa: secondo Libet, il libero arbitrio non consiste nel dare il via all'azione ma nella possibilità di decidere nel momento del manifestarsi dell'intenzione cosciente, 300-350 msec. dopo l'inizio del potenziale di preparazione, ma 150-200 msec. prima dell'effettivo inizio dell'azione, se dar corso all'azione o se inibirla.

L'intervallo di tempo tra le azioni che vengono predisposte, in maniera del tutto inconscia a livello neuronale e la decisione se farla o interromperla è l'intenzione cosciente, la quale, secondo i più recenti studi condotti dal professore inglese svolge l'attività di decidere se portare aventi l'azione o porre un veto. Non volendo trascurare il concetto di responsabilità morale che guida le nostre azioni suggerisce che se noi conosciamo 200 msec ciò che andremo a fare abbiamo il tempo di fermarci, quindi non siamo guidati da libero arbitrio ma dalla libertà di scegliere. Per sostenere questa tesi, il neuroscienziato inglese fa l'esempio di un marito furioso con la moglie che blocca l'istinto di "gridarle di tutto" perchè conosce le conseguenze e le anticipa. In questo caso c'è la preparazione all'azione volontaria che viene bloccata dall'intenzione cosciente. Questo blocco si trova nella parte anteriore dell'area motoria presupplementare, coinvolta nel momento in cui c'è l'intenzione di bloccare l'azione. Ironizza il docente sostenendo che tra una decina di anni potremmo osservare degli accusati che confessano in tribunale che non è colpa loro ma dell'incapacità del loro cervello di bloccare l'azione.

Questo esempio dimostra come in futuro si rinforzeranno i rapporti tra le neuroscienze con le aree del diritto, della politica, della società e i confini dell'etica umana. Gli studi e le ricerche neuroscientifiche a tal proposito devono rispondere ancora a molte domande soprattutto in relazione ai rapporti con la memoria dell'uomo determinata dall'esperienze vissute in società e nel rapporto con gli altri uomini. Per esempio, si sono trovate risposte sull'intenzione di coscienza a breve termine ma manca la relazione tra intenzione cosciente nel rapporto di pensieri a lungo termine o il rapporto tra intenzione cosciente, memoria, etica e moralità estremamente collegati tra loro.

Con i punti interrogativi in mano allle ricerche neuroscientifiche si conclude la conferenza nell'attesa di conoscere il 24 marzo se le "Emozioni, empatia e musica possono ispirare la ricerca scientifica", a cui cercherà di dare risposta Antonio Camurri docente di informatica all'università di Genova.

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